Castelli di catrame
e nelle vene lo spiacevole senso
di qualcosa che è vivo
e sanguina
Liberi come uccelli in un giorno di pascolo
a sorvolare con le nostre tristezze i fili d’erba
e con le nostre solitudini gli alpeggi desolati,
venimmo in un pomeriggio di pioggia a portare margherite alle tombe
e trovammo già i crisantemi
Sacramenti di terra, orefici dai cuori di calcestruzzo,
e l’incessante fischiare di questa insopportabile melodia,
come un richiamo ad un cuore che si vuole morto
e steso, nel fango, ad annaspare perdutamente il nostro nome
Volevo solo toccarti il viso
sapermi vicino al tuo respirare
e pensare di poterti dire
soltanto
passiamo un’altra estate insieme,
e null’altro che questo
Colmi di silenzio
come satrapi sazi di un buon vino
a guardar fuori dalle nostre porte
il mondo battere
©Ivano Mingotti
che delicatezza e che sofferenza silenziosa ciao
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:)) grazie
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