“Pare tanto l’uniforme sterile di un infermiere, così posata e monotona, così uniformante e indistinta, che non urta e non appare, ma si ritrae per nascondere.
Pare tanto l’uniforme di un infermiere, e invece pare proprio sia il vestito di chi ci vive, qui, o almeno, così possiamo supporre.
In fondo ci viene difficile pensare siano i vestiti originali del nostro protagonista; troppo slavati e troppo uniformi, e troppo il richiamo a un’uniforme da prigioniero, e di prigionia di richiami ne abbiamo già avuti parecchi; o almeno, ciò viene difficile da pensare a me, e in fondo io non posso certo dire a voi cosa dovreste pensare.
Possiamo solo vedere le nocche ammorbidite di quest’uomo, i capelli rasati, le mani disperate o forse stanche a coprirne gli occhi, l’uniforme verde scuro a cadergli sulle spalle e i piedi nudi, i talloni al terreno.
Possiamo solo vedere il nostro uomo seduto, le ginocchia ad accogliere i gomiti e il volto ad accogliere i palmi aperti. E le dita a strofinar tra le palpebre e le sopracciglia.
Un’uniforme verde, pare dirci soltanto “Benvenuti” alla comunità dei poveri.
Solamente questo.”