Il Cenotafio di Simon Petit

Un brano da “Il Cenotafio di Simon Petit” – Leucotea, 2014

“E notte dopo notte le coperte ruvide strette alla vita, alle mani, le mie coperte ruvide strette alla bocca, strette in uno stringersi di labbra, strette nel tormentarmi d’una paura, d’un timore, notte dopo notte svegliarsi di soprassalto, e trovare il cuscino colmo di lacrime.
Umido, molle, il cuscino ad accogliere il brusco ritrovarmi al mondo, il brusco ritrovarmi alla notte, al pressarmi del buio, al ronzar nella testa di una stanchezza non del tutto sopita, di una stanchezza urlante, lacerante, esigente.
Notte dopo notte il volto del demonio, notte dopo notte il sorriso rosso e cornuto del diavolo, notte dopo notte nei miei occhi, nelle palpebre, e poi ancora un risveglio brusco, e poi ancora il crollare, e poi ancora il ritrovarsi, la notte.
E tornare a letto con la stessa sensazione precaria, con la stessa sensazione di caduta, di ritrovarsi, con la stessa paura sempre di trovarsi il cuscino inzuppato, il cuscino più molle, di trovarsi la notte davanti, e ritrovarsi sola.
E il ricordo ancora dentro di quelle notti, di quel tormento, il ricordo ancora dentro, spesso, denso, di quel brulicare di notte, di quel ronzar di stanchezza, il ricordo ancora dentro del punzecchiarmi e strattonarmi forte di quei risvegli, di quel ritrovarsi.
E di quelle coperte ruvide e pesanti, del grattare del loro tessuto tra le mie labbra, e quel sentire umido dentro la bocca, umido e secco, umido e ruvido, umido e denso. “

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