LE INTERVISTE

LE INTERVISTE – Marco Emilio Boga, Una vita di fuggevoli attimi

Oggi intervistiamo Marco Emilio Boga, autore di Una vita di fuggevoli attimi, pubblicato da Amande Edizioni.

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Allora Marco, bando alle ciance: scegli tre parole per farci capire chi sei. Tre eh, mi raccomando.

Mi chiamo Marco.

Se dovessi scegliere una parola per spiegare perché scrivi, quale sarebbe? E perché?

Per scavare a fondo e condividere.

Difficile, facile, migliore o peggiore di quanto ti aspettassi: com’è il mondo della letteratura? Lo consiglieresti a qualcuno?

Calcolando che non faccio parte della letteratura, non rischio di rovinare quel bellissimo mondo. Lo consiglierei a tutti. La cultura arricchisce l’animo e ci permette di analizzare noi stessi. Ogni giorno. Perdetevi nella letteratura per riaffiorarne persone migliori.

Raccontaci un evento legato ai tuoi libri che ti ha fatto stare particolarmente bene, e uno che ti ha fatto stare particolarmente male.

La cosa più bella è stato andare in una scuola media per parlare della poesia. Anche perché alla fine mi hanno chiesto l’autografo. Ero felicissimo, anche se un po’ in imbarazzo, non essendo uno scrittore. Mentre non ricordo eventi negativi. Risposte sgarbate, magari, ma che fanno solo sorridere.

Ora passiamo al tuo libro, Una vita di fuggevoli attimi. Perché proprio la poesia?

Perché la poesia è semplice e diretta. Scava a fondo dentro di noi. Di solito sono una persona prolissa, ma con la poesia riesco a scavare dentro me stesso e tirare fuori l’essenziale.

Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo libro: qual è la prima immagine che ti viene in mente?

Bolle di sapone cariche d’emozioni. Non è un caso che la copertina del libro sia una bambina che gioca con le bolle dei propri ricordi. La vita è fatta di attimi intensi, a volte belli, a volte brutti. E tutti questi attimi sono fragili, come bolle di sapone.

Se dovessi paragonare il tuo libro a un piatto, quale sarebbe?

Non avevo mai pensato ad un piatto che possa descrivere il mio libro. Una millefoglie con crema al limone. Ognuno può scegliere il proprio strato. Chi preferisce il dolce, chi preferisce l’amaro.

Ok, ora buttiamoci sul 50 e 50. Rispondi sinceramente, d’impulso: destra o sinistra?

Destra

Progresso o tradizione?

Tradizione

Palestra o ristorante?

Ristorante. Non a caso ho scelto la millefoglie con crema al limone

Pancetta o guanciale?

Guanciale, ma solo perché ho pensato alla carbonara.

Cereali o biscotti?

Biscotti

Azzurro o rosso?

Azzurro

Vino rosso o bianco?

E me lo chiedi ?! Rosso tutta la vita

Prima l’uovo o la gallina?

Il gallo

Mozart o Salmo?

Mozart

Panettone o anguria?

Panettone. Uvetta come se piovesse

Dove possiamo trovare il libro? Dacci qualche link 

Potete andare sul sito di Amande Edizioni e scrivere a info@edizioniamande.it oppure potete trovarlo online su IBS oppure potete contattare direttamente l’autore. Se optate per l’ultima, avrete la copia autografata. Consigliaci il libro di un altro autore emergente.

Consigliaci il libro di un altro autore emergente.

Il cenotafio di Simon Petit. Conosco l’autore e lo considero un grande autore, nonché una bella persona.


Beh, che aspettate allora? Una vita di fuggevoli attimi è lì che vi aspetta! Marco Emilio Boga, Amande Edizioni.

Buona lettura!

Ivano

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LE INTERVISTE – Stefano Buzzi, Poesie Pop

Oggi intervistiamo Stefano Buzzi, autore di Poesie Pop, pubblicato da Amande Edizioni.

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Allora Stefano, bando alle ciance: dicci subito, in tre parole, chi sei. Tre eh, mi raccomando.

Sono Stefano, almeno così han deciso trentasette anni fa. Speaker di una radio locale con la passione per la musica e la scrittura.

Se dovessi scegliere una parola per spiegare perché scrivi, quale sarebbe? E perché?

Condividere. Scrivere poesie significa catturare un’emozione, come succede con le fotografie. Condividere e trasmettere quest’emozione è quello che mi spinge a scrivere.

Difficile, facile, migliore o peggiore di quanto ti aspettassi: com’è il mondo della letteratura? Lo consiglieresti a qualcuno?

Quello della letteratura è un mondo a me sconosciuto, visto dalla parte dello scrittore. Leggere invece fa parte di me da sempre. Consiglio senza dubbio a tutti di non smettere mai di sognare attraverso i libri. Per quanto riguarda la mia esperienza è ancora troppo presto per tracciare un bilancio oggettivo.

Raccontaci un evento legato ai tuoi libri che ti ha fatto stare particolarmente bene, e uno che ti ha fatto stare particolarmente male.

Quando ho preso in mano la prima copia del mio lavoro mi sono sentito felice. Sentivo di aver realizzato uno dei sogni che tenevo chiuso nel cassetto. Ed essendo un sogno che si realizza sono veramente pochissime le delusioni, forse qualche porta chiusa da qualche libreria contattata per la promozione.

Ora passiamo al tuo libro, Poesie Pop. Perché la poesia, perché ora?

La poesia non ha tempo. La mia poesia poi, essendo POP, ovvero molto influenzata dalla musica, è diretta, accessibile a tutti. E si esaurisce in un tempo breve. Come succede nella comunicazione di oggi, quella dei social network.

Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo libro: qual è la prima immagine che ti viene in mente?

La realtà che le opere contengono. Tutte le opere prendono spunto da fatti realmente accaduti, a me in prima persona o osservando le vite di chi mi sta accanto.

Se dovessi paragonare il tuo libro a un piatto, quale sarebbe?

Vista la stagione, una bella insalata di riso freddo. C’è un po’ di tutto, riempie ed è estivo.

Prova a convincerci a comprare il tuo libro in 10 parole.

Come un disco, ogni volta che si legge appare diverso.

Dove possiamo trovare il libro? Dacci qualche link 

Si può trovare in tutte le librerie Indie d’Italia, su ordinazione. Oppure, se siete più moderni, lo potete trovare su Ibs e Amazon.

Consigliaci il libro di un altro autore emergente.

Vi consiglio i libri di Claudia Funiciello, romanzi gialli davvero avvincenti. Trovo sia un’autrice molto valida.


Che altro dire allora? Stefano Buzzi, Poesie Pop, Amande Edizioni.

E.. buona lettura!

Ivano

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LE INTERVISTE – Guido Mura, Un giorno la nebbia

Oggi intervistiamo Guido Mura, autore di Un giorno la nebbia, edito da Amande Edizioni.

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Allora Guido, bando alle ciance: dicci subito, in tre parole, chi sei. Tre eh, mi raccomando.

(Il) prossimo premio no-bel [tre parole, perché l’articolo non conta. Confido nel no-bel perché il premio no-brut non me lo vogliono proprio assegnare].

Se dovessi scegliere una parola per spiegare perché scrivi, quale sarebbe? E perché?

“Raccontare”. Perché raccontare è un’esigenza che l’uomo ha sempre avuto, da quando ci si riuniva attorno al fuoco e si inventavano o si riferivano delle storie. Si racconta così come si gioca. Serve per imparare a vivere, attraverso le vicende di altre persone, o attraverso la simulazione di avvenimenti. Razionalmente potrei dire che scrivo per essere testimone del mio tempo e della mia realtà, perché voglio lasciare messaggi o confessare qualcosa della mia vita; ma in fondo, quando scrivo, io gioco e so di giocare.

Difficile, facile, migliore o peggiore di quanto ti aspettassi: com’è il mondo della letteratura? Lo consiglieresti a qualcuno?

Il mondo della letteratura è come il cavaliere inesistente di Calvino o l’isola di Peter Pan. Semplicemente non esiste. Il mercato richiede sempre meno narrativa. Si può decidere di fare il narratore solo se si hanno tante storie da raccontare e non se ne può fare a meno (io di notte sognavo interi romanzi, e magari sognavo a puntate). Chi vuole raccontare solo la propria storia scriverà un solo libro, ma non sarà mai uno scrittore. Consiglierei a chi ama scrivere di occuparsi di saggistica, di individuare un argomento valido e di studiarlo a fondo, per scriverci un libro. Se proprio si ama la letteratura, si può fare il critico, che è sempre meglio che scrivere romanzi. In fondo è sempre meglio essere il cacciatore, piuttosto che la bestia.

Raccontaci un evento legato ai tuoi libri che ti ha fatto stare particolarmente bene, e uno che ti ha fatto stare particolarmente male.

La prima recensione di Uno strano regalo di Natale, che evidenzia l’originalità di questo breve e divertente romanzo, che interessa anche un pubblico molto giovane. Sono stato malissimo quando, nel mio primo articolo pubblicato, ho scoperto che un correttore di bozze anonimo aveva scritto la parola “colonnello”, per ben due volte, con una sola n. Ero indeciso tra l’andare a nascondermi e il cercare il correttore per farlo morire in qualche maniera originale e bizzarra.

Ora passiamo al tuo libro, Un giorno la nebbia. Perché la nebbia, che significato ha nel libro?

La nebbia è metafora della condizione dell’uomo nel mondo postmoderno.

Senza certezze filosofiche, religiose, scientifiche, in un universo in cui tutto sembra affidato al caso, l’uomo vive in uno stato di angoscia insostenibile. L’importante è accettare il gioco, interpretare il ruolo che ci è stato affidato e, nello stesso tempo, cercare di capire. Agire, senza lasciarsi soffocare dagli avvenimenti. Solo in questo modo si può uscire dalla nebbia, dall’incerto, dall’indistinto.

Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo libro: qual è la prima immagine che ti viene in mente?

Mantova in una sera nebbiosa d’inverno, con un mendicante che suona strane musiche balcaniche sotto i portici.

Se dovessi paragonare il tuo libro a un piatto, quale sarebbe?

Uno dei miei piatti creativi e veloci, assolutamente imprevedibili e molto, mooolto gustosi.

Prova a convincerci a comprare il tuo libro in 10 parole.

Perché aiuta a venir fuori dalla nebbia, ma senza annoiare.

Dove possiamo trovare il libro? Dacci qualche link

Sicuramente su IBS, ma può essere richiesto nelle librerie. Inoltre lo potete acquistare durante i firmacopie/presentazioni che sto incominciando a programmare. Mi piace parlare con i lettori, anche se bisogna conquistarli e spesso non hanno voglia di novità, perché si fidano dei soliti best-seller e pensano che io, che pubblico articoli da quarant’anni e ho lavorato, in ruoli diversi, con tante case editrici, sia un esordiente.

Consigliaci il libro di un altro autore emergente.

A parte naturalmente il geniale domandiere Ivano Mingotti, sto cominciando a seguire tanti autori emergenti o emersi da un po’, ma ancora non sufficientemente affermati. Ce ne sono tanti dotati e culturalmente validi. La prima in ordine di tempo di cui mi è capitato di leggere qualcosa è stata Paolina di Vito, ma mi capita abbastanza spesso di trovare autori capaci di elaborare idee originali con una discreta competenza tecnica. Magari a volte scompaiono nel nulla o si perdono nella blogosfera, e forse non hanno nemmeno desiderio di pubblicare.


Beh, che aspettate? Andate subito a cercare Guido Mura, Un giorno la nebbia, Amande Edizioni!

E come sempre, buona lettura!

 

Ivano

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LE INTERVISTE – Emi White, Racconti per il treno

Oggi intervistiamo Emi White, autrice di Racconti per il treno, autopubblicato.

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Allora Emi, bando alle ciance: dicci subito, in tre parole, chi sei. Tre eh, mi raccomando.

Una progettista compulsiva.

Se dovessi scegliere una parola per spiegare perché scrivi, quale sarebbe? E perché?

Incoraggiare. Scrivo per farmi coraggio e secondariamente per non scordare ciò che imparo.

Difficile, facile, migliore o peggiore di quanto ti aspettassi: com’è il mondo della letteratura? Lo consiglieresti a qualcuno?

Forse un po’ più facile di come me lo aspettavo. Scrivere può essere un piacere, una sfida personale, un momento di crescita interiore e talvolta può portare anche dei guadagni. Ovviamente sarebbe bene avere qualcosa che garantisca uno stipendio a fine mese perché non è detto che la scrittura sia remunerativa.

Raccontaci un evento legato ai tuoi libri che ti ha fatto stare particolarmente bene, e uno che ti ha fatto stare particolarmente male.

Difficile sceglierne uno soltanto: complimenti e incoraggiamenti sono gratificanti così come il concludere una trama, o il partecipare a un’intervista come questa (grazie). Al contrario non ricordo eventi spiacevoli legati all’attività della scrittura. Può capitare che io scriva quando mi sento triste e sconfortata, è già accaduto, ma le ragioni del dispiacere non derivano dallo scrivere.

Ora passiamo al tuo libro, Racconti per il treno. Perché hai scelto di usare il racconto come mezzo letterario?

Avevo appena finito di scrivere e tradurre in inglese “L’uovo di Daila”, un romanzo di circa cinquecento pagine e mi sono imbattuta in un articolo di un blogger che spiegava le difficoltà dello scrivere nel breve, molte a suo dire. Sono una persona che ama le sfide, specialmente se intuisco che possono condurre a una crescita personale; ero curiosa di vedere se sarei riuscita a realizzare dei racconti di vario genere letterario, brevi e di media lunghezza.

Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo libro: qual è la prima immagine che ti viene in mente?

Mont Saint-Michel.

Se dovessi paragonare il tuo libro a un piatto, quale sarebbe?

Una “Quattro Stagioni”.

Prova a convincerci a comprare il tuo libro in 10 parole.

Chi lo ha letto ne parla bene.

Dove possiamo trovare il libro? Dacci qualche link 

Per il momento, la versione elettronica è gratuita. È sufficiente lasciare la propria mail nel sito www.emiwhite.com (utilizzando il modulo dei contatti o l’iscrizione alla newsletter). Si può anche ottenere l’epub su facebook, lasciando un messaggio di richiesta nella pagina autore https://www.facebook.com/CantastorieEmiWhite/ o nella pagina del libro https://www.facebook.com/Raccontiperiltreno o via messanger direttamente a me. Per quanto riguarda il cartaceo, mi piacerebbe riuscire a realizzarlo il prima possibile.

Consigliaci il libro di un altro autore emergente.

Sholeh Zard di Jasna C. Lemanj e Sybille Tezzele Kramer.


Che dire allora? Emi White, Racconti per il treno, i recapiti li avete…

Beh, buona lettura e.. alla prossima

Ivano

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