Il paese dei poveri

Un brano da “IL PAESE DEI POVERI” – Edizioni Rei, 2014

“L’uomo trasandato, ora, è avvolto da spessi panni di spugna.
Una goccia sottile penzola da un ciuffo dei suoi capelli, appiattiti sul cranio dall’acqua bollente di poco prima; dondola, come ciondolava il pene poc’anzi, quasi cade, freme una caduta.
L’uomo è seduto, si stringe intorno ai panni e trema forte, tanto forte che pare ballare, danzare sulla panca che gli fa da scomoda sedia, vibra, freme.
Pare non sia più padrone del proprio corpo, a guardarlo; pare un altro a comandarne i movimenti, i tremiti, le dita grosse e grossolane che stringono ora il panno, ora gli sbuffi di lanuggine, ora i lunghi fili sfilacciati, ora ancora il panno, lo premono al corpo, forte.
Il grigio ronzio che con lui sentivamo si è fatto più forte, più nitido: pare un digrignar di metallo, un tagliare, un vociar di vibrare, è rumore bianco.”

Il paese dei poveri – Anteprima 40 pagine di estratto su 126 totali

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Il paese dei poveri

Un brano da “IL PAESE DEI POVERI” – Edizioni Rei, 2014

“Conseguenze non accettabili, traumi, forse dolori; in fondo è nudo e ha di fronte una guardia.
E anche se non ha fatto nulla di male ha la concreta sensazione di poter essere punito, di dover scontare una colpa.
I peli intorno al pube tremano, le gambe si stringono, si strizzano, il sangue scorre sotto la pelle, preme, stringe.
I piedi pestano sul pavimento gelido, si sente forte il ronzar del rumore grigio.
Ha i capelli sporchi e unti, quest’uomo trasandato.
La guardia gli guarda un punto sul mento, aspetta solo che si muova, e in tutto questo si sente solo il ronzar forte del rumore grigio.
E il gelido splender delle lampade lontane.
Dondolano.”

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Il paese dei poveri

Un brano da “IL PAESE DEI POVERI” – Edizioni Rei, 2014

“L’uomo trasandato ha il cuore che batte debolmente, dentro il petto molle, come volesse andarsene a dormire, in disparte, e lasciarlo solo in questa scena, in questa situazione.
La guardia solleva lentamente lo sguardo, si aggiusta con le mani la cintura, si solleva i pantaloni, fa un cenno con la testa.
– Prego, è ora di entrare nella Vasca.
L’uomo trasandato non ha mai vissuto questa situazione, ma sa già come andrà a finire.
Sa, come sappiamo noi, che i suoi passi traballanti, il suo pene dondolante e il sedere flaccido finiranno nella Vasca, nella doccia, alle spalle della guardia.
Sa che dal soffitto della doccia partirà un getto bollente, sa che i passi che farà sul pavimento saranno freddi, saranno tremendi, saranno terribili.
La guardia fissa un punto sul mento dell’uomo trasandato, non lo guarda affatto negli occhi; l’uomo trasandato guarda la doccia, sa che deve muoversi, lo sente, o vi saranno reazioni pericolose.”

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Il paese dei poveri

Un brano da “Il Paese dei Poveri” – Edizioni Rei, 2015

“Ha i piedi scalzi, l’uomo trasandato, e notiamo solo ora che è nudo.
I glutei pelosi lasciati tremare all’aria fredda dello stanzone, il pene a ciondolare tra le gambe strette, il petto cadente, molle, scuro.
L’uomo trasandato non capisce perché si trovi qui, ma capisce perché si trovi nudo davanti a una Vasca.
Non ha mai vissuto questa situazione, eppure sa già perfettamente come andrà a finire, come noi stessi intuiamo.
La guardia solleva leggermente lo sguardo, gli occhi gli cadono sui piedi scalzi dell’uomo, sulle gambe, e all’arrivare al pene dell’uomo pare vedergli in faccia un brivido, un tremore, quasi un conato.
L’uomo trasandato stringe i pugni, ha freddo, nelle orecchie ha ancora il ronzante rumore bianco che pervade ogni mattone di questa stanza.
La Vasca è poco distante, la guardia di fronte a lui, appoggiata allo spigolo, il cartello appeso, ‘Vasca di sanificazione’.
Tutto sa di sterile e di lontano, di isolato, di freddo.”

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