Oggi intervistiamo Guido Mura, autore di Un giorno la nebbia, edito da Amande Edizioni.
Allora Guido, bando alle ciance: dicci subito, in tre parole, chi sei. Tre eh, mi raccomando.
(Il) prossimo premio no-bel [tre parole, perché l’articolo non conta. Confido nel no-bel perché il premio no-brut non me lo vogliono proprio assegnare].
Se dovessi scegliere una parola per spiegare perché scrivi, quale sarebbe? E perché?
“Raccontare”. Perché raccontare è un’esigenza che l’uomo ha sempre avuto, da quando ci si riuniva attorno al fuoco e si inventavano o si riferivano delle storie. Si racconta così come si gioca. Serve per imparare a vivere, attraverso le vicende di altre persone, o attraverso la simulazione di avvenimenti. Razionalmente potrei dire che scrivo per essere testimone del mio tempo e della mia realtà, perché voglio lasciare messaggi o confessare qualcosa della mia vita; ma in fondo, quando scrivo, io gioco e so di giocare.
Difficile, facile, migliore o peggiore di quanto ti aspettassi: com’è il mondo della letteratura? Lo consiglieresti a qualcuno?
Il mondo della letteratura è come il cavaliere inesistente di Calvino o l’isola di Peter Pan. Semplicemente non esiste. Il mercato richiede sempre meno narrativa. Si può decidere di fare il narratore solo se si hanno tante storie da raccontare e non se ne può fare a meno (io di notte sognavo interi romanzi, e magari sognavo a puntate). Chi vuole raccontare solo la propria storia scriverà un solo libro, ma non sarà mai uno scrittore. Consiglierei a chi ama scrivere di occuparsi di saggistica, di individuare un argomento valido e di studiarlo a fondo, per scriverci un libro. Se proprio si ama la letteratura, si può fare il critico, che è sempre meglio che scrivere romanzi. In fondo è sempre meglio essere il cacciatore, piuttosto che la bestia.
Raccontaci un evento legato ai tuoi libri che ti ha fatto stare particolarmente bene, e uno che ti ha fatto stare particolarmente male.
La prima recensione di Uno strano regalo di Natale, che evidenzia l’originalità di questo breve e divertente romanzo, che interessa anche un pubblico molto giovane. Sono stato malissimo quando, nel mio primo articolo pubblicato, ho scoperto che un correttore di bozze anonimo aveva scritto la parola “colonnello”, per ben due volte, con una sola n. Ero indeciso tra l’andare a nascondermi e il cercare il correttore per farlo morire in qualche maniera originale e bizzarra.
Ora passiamo al tuo libro, Un giorno la nebbia. Perché la nebbia, che significato ha nel libro?
La nebbia è metafora della condizione dell’uomo nel mondo postmoderno.
Senza certezze filosofiche, religiose, scientifiche, in un universo in cui tutto sembra affidato al caso, l’uomo vive in uno stato di angoscia insostenibile. L’importante è accettare il gioco, interpretare il ruolo che ci è stato affidato e, nello stesso tempo, cercare di capire. Agire, senza lasciarsi soffocare dagli avvenimenti. Solo in questo modo si può uscire dalla nebbia, dall’incerto, dall’indistinto.
Ora chiudi gli occhi e pensa al tuo libro: qual è la prima immagine che ti viene in mente?
Mantova in una sera nebbiosa d’inverno, con un mendicante che suona strane musiche balcaniche sotto i portici.
Se dovessi paragonare il tuo libro a un piatto, quale sarebbe?
Uno dei miei piatti creativi e veloci, assolutamente imprevedibili e molto, mooolto gustosi.
Prova a convincerci a comprare il tuo libro in 10 parole.
Perché aiuta a venir fuori dalla nebbia, ma senza annoiare.
Dove possiamo trovare il libro? Dacci qualche link
Sicuramente su IBS, ma può essere richiesto nelle librerie. Inoltre lo potete acquistare durante i firmacopie/presentazioni che sto incominciando a programmare. Mi piace parlare con i lettori, anche se bisogna conquistarli e spesso non hanno voglia di novità, perché si fidano dei soliti best-seller e pensano che io, che pubblico articoli da quarant’anni e ho lavorato, in ruoli diversi, con tante case editrici, sia un esordiente.
Consigliaci il libro di un altro autore emergente.
A parte naturalmente il geniale domandiere Ivano Mingotti, sto cominciando a seguire tanti autori emergenti o emersi da un po’, ma ancora non sufficientemente affermati. Ce ne sono tanti dotati e culturalmente validi. La prima in ordine di tempo di cui mi è capitato di leggere qualcosa è stata Paolina di Vito, ma mi capita abbastanza spesso di trovare autori capaci di elaborare idee originali con una discreta competenza tecnica. Magari a volte scompaiono nel nulla o si perdono nella blogosfera, e forse non hanno nemmeno desiderio di pubblicare.
Beh, che aspettate? Andate subito a cercare Guido Mura, Un giorno la nebbia, Amande Edizioni!
E come sempre, buona lettura!
Ivano