Il paese dei poveri

Un brano da “Il Paese dei Poveri” – Edizioni Rei, 2015

“Ha i piedi scalzi, l’uomo trasandato, e notiamo solo ora che è nudo.
I glutei pelosi lasciati tremare all’aria fredda dello stanzone, il pene a ciondolare tra le gambe strette, il petto cadente, molle, scuro.
L’uomo trasandato non capisce perché si trovi qui, ma capisce perché si trovi nudo davanti a una Vasca.
Non ha mai vissuto questa situazione, eppure sa già perfettamente come andrà a finire, come noi stessi intuiamo.
La guardia solleva leggermente lo sguardo, gli occhi gli cadono sui piedi scalzi dell’uomo, sulle gambe, e all’arrivare al pene dell’uomo pare vedergli in faccia un brivido, un tremore, quasi un conato.
L’uomo trasandato stringe i pugni, ha freddo, nelle orecchie ha ancora il ronzante rumore bianco che pervade ogni mattone di questa stanza.
La Vasca è poco distante, la guardia di fronte a lui, appoggiata allo spigolo, il cartello appeso, ‘Vasca di sanificazione’.
Tutto sa di sterile e di lontano, di isolato, di freddo.”

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