Il paese dei poveri

Un brano da “Il Paese dei Poveri” – Edizioni Rei, 2014

“Questo romanzo inizia così: un uomo davanti a un altro uomo, una stanza vuota, il ronzare di un rumore grigio, luce diafana e vitrea, fredda.
Il primo uomo appoggia la sua schiena a uno spigolo di muro, un angolo tra una piccola stanza che si apre dentro un’altra stanza più grande, che è quella che stiamo guardando ora; l’uomo ha il volto curato, composto, serio; è rilassato, eppure sull’attenti, in guardia, pronto a reagire qualora ce ne fosse il bisogno.
Porta una divisa di un blu tendente al grigio, con grandi bottoni luccicanti, polsini ordinati, la giacca un poco ripiegata sui polsi; l’abito non ha una sola piega, è perfetto, composto.
Ha scarpe lucide e pulite, di una splendida pelle nera, e capelli sistemati, lisci, una lunga frangetta che gli attraversa tutta la fronte, di un biondo scuro.
L’altro uomo, in piedi davanti a lui, guarda l’uomo che ha di fronte, guarda la piccola stanzetta alle spalle dell’uomo, guarda il cartello appeso allo spigolo opposto di quella che è l’entrata al piccolo antro, alla piccola rientranza, alla piccola stanza ancor più freddamente illuminata; il cartello dice ‘Vasca di sanificazione’, e lo lascia interdetto, colpito. ”

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