“E non un rumore se non il vibrar della notte, il vibrar del silenzio, e non un rumore se non il gracchiare del legno, il cigolare dei mobili, e non un rumore se non l’inquietante susseguirsi di tutti i rumori che possano essere immersi nel silenzio.
E non un rumore, solamente tutti i rumori, soltanto l’apparire di ogni singolo rumore come un taglio, come una lacerazione, solamente tutti i rumori anche mentre si dorme, anche nel mentre di ogni cadere, nel mentre degli incubi, nel mentre di un nuovo diavolo afferrare i piedi. E sempre essere pronte a cadere, sempre sul dirupo, sempre, sul ciglio, tremanti.
Ed un freddo nelle vene a scuotere il corpo, e le labbra strette intorno alla coperta, ed il ruvido del suo tessuto, tagliare.
E un sentire di strappo sulle labbra, un sentire di duro.
E lo scendere gelido delle mie lacrime, e lo sento ancora al ricordo.
Io lo sento ancora.
La notte pesante e pungente, e un silenzio fatto di ogni rumore.
Ed ogni cigolare un taglio.
Notti e notti di diavoli, notti e notti di colpe.
E una coperta ruvida.
E ad immaginar quella musica, a sentirsela appena dentro, ogni volta una macchia apparire.
Una macchia di corrotto, di perso.
Una macchia di persecuzione.
E sentire di avere perso tutto solo per un rimprovero. ”