“L’unico, là davanti, a non guardar nel vassoio è il nostro Achille.
L’unico, là davanti, a guardarsi avanti, a guardar ciò che ha di fronte; e ciò che ha di fronte, lo vediamo ora, è una sedia vuota.
E ricordiamo, ora, di come quella sedia non fosse altro che la sedia del vecchio.
Si guarda avanti, Achille, si guarda avanti e ci si perde, ci si assenta.
E non ha altro che quella sedia vuota, ora, nel ricordo di ciò che è stato compiuto, di ciò che non abbiamo potuto vedere, ma che capiamo, abbiam capito, sospettiamo.
Non c’è nessun vecchio a quella sedia, e probabilmente, se abbiam capito bene, mai più ci sarà; non certo quel vecchio, almeno, non certo l’amico di Achille.
C’è soltanto una sedia vuota, il mormorare belante delle posate e delle ciotole, della zuppa e delle pagnotte, e lo sguardo perso e assente del nostro Achille, che si guarda davanti, si scopre altrove.
Uno strisciare di sedie, un blaterare teso di luce calda, luce di mezzogiorno.
Silenzi e solitudini, e tra le facce, là avanti, il volto di Achille.
Nella mano una pagnotta, davanti a lui il vassoio, una sedia vuota.”
Splendido brano!
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grazie silvia 😀
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