Sento sul bianco cadere degli ultimi fiori appassiti
l’arrivare strozzando dell’estate
che mi si appoggia sul mento
prima di scivolar tra le natiche
Sfrigola di pelle e forze svanite
e preme sulla carne
come volesse farci parte
di una nuova ricetta d’un cuoco fin troppo conosciuto
Ricordo le passeggiate
ad adempiere ai compiti di un lavoro mai pagato
nella mia giovinezza
fiancheggiando un paese sconosciuto
nuovo ai miei occhi
estraneo ai miei piedi
e comunque procedere
con la calura a sussurrare Luglio sulla nuca
ed io a scapparci contro, tenendo ben saldo
il ‘quando mai finirò?’ e il ‘finirà prima o poi’.
©Ivano Mingotti